Sabato 28 maggio si è corsa la 44^ edizione della 100 km del Passatore, gara di ultramaratona unica al mondo, con partenza da Firenze e arrivo a Faenza, anche quest’anno la Runforever Aprilia era rappresentata da due atleti, Sadi Absi, alla sua quarta esperienza e Gianluigi Bianchini alla sua seconda partecipazione, tante le emozioni descritte direttamente dai nostri protagonisti, Sadi racconta: “100 km sono una distanza poco consigliabile da fare anche se si è maratoneta, ma il Passatore, questo è il nome di una corsa storica e tanto amata da tutti gli Italiani e non solo! Infatti come gli altri anni sono stati tanti gli "stranieri, per il semplice fatto che in tutto il percorso si è distratti dalla gente che tanto ti apprezza per quello che stai facendo (una vera impresa ) data dal fatto che già prima del 4° km inizia la salita e termina circa al 49°km (salvo qualche piccola parte in piano) e arrivare in cima alla "Colla" dove la pendenza ti atrofizza le gambe. per poi riscendere con saliscendi fino alla fine. Il forte caldo nei primi km, ha fatto ritirare moltissimi runners, 800 su 3000 partecipanti. La 100 km è per metà un lavoro di testa, cioè controllo emotivo abituarsi alla solitudine, correre di notte e soprattutto controllo e gestire il dolore muscolare oltre le vesciche che si formano e si rompono lungo l'andare. Personalmente la prima volta ho solo pensato di portarmi l'ambita medaglia a casa, arrivare fino al traguardo alla stupenda Faenza, e così è stato, arrivo in 9 h 26' e alla 79 posizione su 2200 partecipanti, godendomi tutto il percorso soprattutto il fascino degli Appennini. Quest’anno ho potuto vedere un pò meno sinceramente perché data l'esperienza ho provato a migliorare il tempo anche perchè la preparazione è stata favorevole, invece fallisco l'impresa e chiudo in un dignitoso "9h 36'. Comunque più sono le ore di corsa e più sono i ricordi che porterai a casa e per mesi ti emozioneranno fino alle lacrime”. Di seguito l’esperienza di Gianluigi “Correre per 100 km è un’esperienza unica. Si può provare ad immaginare… ma davvero qualsiasi pensiero è lontano da ciò che si riesce a provare vivendola in prima persona. Solo chi corre per 100 km sa quanto lavoro, quanto tempo, quanta organizzazione, quanto rigore ci siano dietro quel lungo percorso; ore di allenamenti che sommate insieme farebbero almeno tre o quattro giorni di fila. Solo chi la corre sa che il Passatore non è una gara ma è un’avventura tutta per sé: non importa chi è avanti, non importa chi è dietro, la vera sfida è con te stesso e il tuo fisico, che in una maratona trova un muro dopo 33 km e che lì ne deve fare tre volte tanti… prima di fare il km finale. In 100 km può succedere di tutto ma certamente una volta al traguardo la gioia è indescrivibile. Ho partecipato al Passatore per la seconda volta quest’anno, riuscendo contro ogni previsione a migliorare sensibilmente il mio modesto tempo dell’anno scorso. Sono state due esperienze completamente diverse tra loro ma che hanno come comune denominatore la grande magia che riescono a mettere in moto per tutto quel tempo. Lo scorso anno ho impiegato 11h55’, posizionandomi dietro altri 439 eroi finisher; quest’anno invece sono riuscito a migliorarmi in maniera impensabile, date le premesse degli allenamenti e soprattutto le difficoltà incontrate in gara per il caldo ed altri problemi, posizionandomi 275° con un tempo di 11h24’. Non posso descrivere l’infinità di stati d’animo che si possono provare in quasi mezza giornata trascorsa sulle gambe e mi sorprende ed allo stesso tempo dispiace riuscire a ricordare solo poche immagini di tutto quell’insieme di persone, colori, paesaggi che si incontrano lungo il cammino. 100 km non sono per me una gara, sto capendo che sono semplicemente un’avventura, un’avventura in cui credere, che una volta all’anno, per un certo numero non meglio precisato di ore, ti può fortificare o ti può distruggere. E’ un’avventura rischiosa, per cui vale la pena impegnarsi ma da cui bisogna guardarsi bene, senza improvvisazioni. E’ un’avventura che può darti molto ma che si deve mettere in previsione possa toglierti altrettanto. Ancora oggi non posso pensare se tornerei per una terza volta a calcare quel percorso, è troppo presto, ma solo chi corre sa che nella vita non si può né si deve “mai dire mai”… Aggiungo solamente un enorme ringraziamento a quanti mi hanno sostenuto fisicamente e virtualmente durante tutta la gara: certamente la riuscita della sfida è anche merito loro.