• Di Canio Martinelli

    43^ Romaostia

    12.03.2017

    La Romaostia di Canio Martinelli

    CORRERE LA ROMA OSTIA

    Oggi ho corso la 43^ Roma Ostia, la 4^ per me e come sempre è stata unica e piena di emozioni.

    La lunga preparazione, scoprendo allunghi, ripetute, fartlek, che non sapevo esistessero, la guida del grande Mister GREKO che pazientemente ha seguito tutti, anche i pipponi come me, la solita notte insonne come prima di ogni gara e poi ti svegli la mattina sperando di non aver dimenticato nulla e ti avvii verso il bus sapientemente organizzato dal Presidente Renzo.

    Abbracci, baci e scuotimenti ti fanno sentire un gruppo che è proprio quello che ci vuole per toglierti un po’ di ansia addosso. Poi foto di gruppo e si parte, destinazione Eur passando da Pomezia a caricare altri amici podisti della squadra.

    Giunti a destinazione, imponente dispiegamenti di forze dell’ordine e tanta gente che proviene da ogni dove, Italia ed Estero ed è forse questo il bello di questa gara che prevede circa 12.000 iscritti con quasi 10.000 giunti al traguardo.

    Solito spogliarello sul bus e fuori, buste di plastica e vecchi maglioni per ripararsi dal freddo, l’odore pungente delle creme riscaldanti spalmate nei posti più impensabili e si va verso la partenza fermandosi, come da programma per una foto di gruppo.

    Ho il piacere di conoscere Antonio, alla sua prima gara, neofita del podismo che è partito da Melfi, amico di Milena e all’improvviso mi sento a casa, in mezzo ai Lucani come me, con qualche parola in dialetto che ti lascia il profumo di tanti ricordi di gioventù.

    Ci dirigiamo verso le griglie, una sosta tra le siepi per togliersi ogni “pensiero” ed ognuno in base al colore del pettorale nella propria “Gabbia”

    Per me che soffro di claustrofobia ed agorafobia è un tormento, negli scorsi anni sono partito dietro a tutti ma quest’anno voglio vincere anche questa battaglia, mi dirigo con altri amici davanti a tutti, in prima fila, con la gente che si ammassa da dietro e ti spinge fin quasi a soffocarti.

    Quest’anno ho adottato qualche accorgimento, musica nelle orecchie secondo il metodo “Baione”, canotta senza canottiera con cerotti ai capezzoli, sempre secondo il metodo “Baione” niente borraccia con acqua appresso e pochi ammennicoli, leggero come una piuma!!!!!

    Si parte, ricordo i consigli del mister, non partire forte, e tanta folla mi aiutare a tenere a freno l’istinto, primo km a 5.17, poi la calca si dirada e secondo km a 4.56, dove vai? - mi chiedo, il mister ti osserva, ti ha detto 5.15/5.20 i primi 12 km!!! Aggiusto il tiro, 5.06, 5,12, 5,13…. Poi comincia la discesa e lascio andare le gambe e mi ritrovo sotto i 5.00 ed ecco il salitone, devo gestirlo, sento la voce di Gianni che mi dice “la gara inizia dopo il 12° km” e mi arrampico senza forzare. Passata la paura inizia la discesa e mi ritrovo di nuovo sotto i 5.00, mi sento leggero anche se so che stò forzando troppo  ed infatti al 16° all’ultimo rifornimento trovo tanta calca, sono costrette a saltellare sul posto attendendo il mio bicchiere, riparto e percorro il km a 5.17, il 17° a 5.40 , che succede??? Un attimo prima ero leggero come una gazzella ed ora??? Provo a riprendere il ritmo, mi sorpassano i palloncini dell’1. 45 e penso ma allora ci sono ancora!!! Le mie gambe non pensano la stessa cosa, loro vanno e io li guardo dicendo tra me e me “non è il tuo tempo, a te va bene 1. 50” e proseguo. Ed ecco il secondo imprevisto, al 19° oltre a due unghia che mi bussano annerite nella scarpa destra, un bisogno corporale che mi porto dalla partenza, da quand’ero in gabbia e non me la sentivo di fare come tanti altri vicino a me e me la sono tenuta. Adesso mi devo liberare, penso che una decina di secondi si possono sacrificare e vado tra i cespugli, come in un pit stop dopo una decina di secondi sono di nuovo a correre ma questa volta le gambe mi presentano il conto. Percorro il 19° a 6.16, provo a spingere per riprendere il ritmo ma non vado oltre i 5.37, 5.22 e anche se l’ultimo tratto lo chiudo a 4.43 ormai non posso recuperare più. Chiudo con il tempo di 1.52.02, oltre due minuti in meno rispetto al mio best time realizzato con vento a favore. Potevo fare meglio ma sono contento, ho fatto esperienza, metto al collo la bellissima medaglia e penso a quanti ho visto camminare lungo il percorso e ritirarsi soccorsi dai sanitari….

    Raggiungo il bus, di nuovo baci e abbracci da parte di chi è arrivato almeno da venti minuti prima di te ma che ti fan sentire comunque importante, ti coccola e si fa le foto insieme e questo ti fa emozionare ancora di più!!!

    Poi un po’ di apprensione per chi ancora deve arrivare, tra cui i miei paesani che dopo poco arrivano dolenti ma sorridenti. Un meritato abbraccio anche e soprattutto a loro!!!!

    Un’altra gara terminata, una sfida portata a termine, una medaglia al collo che non toglierò per tutto il resto della giornata, anche queste sono cose che ti fanno crescere, ti fanno vincere paure e fobie, ti fanno sentire vitale, e così do la risposta alla domanda che faccio sempre quando mi iscrivo ad una gara: ma chi me lo fa fare??? Tutto questo me lo fa fare!!!!!

    Grazie al Mister Gianni Greco, grazie al Presidente Renzo Traballoni e grazie a tutti gli amici ed amiche della Runforever e relativi sostenitori e compaesani!!!! Voglio bene a tutti voi!!!

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