Maratona di Roma 2023
La Maratona è la regina delle gare e quella di Roma è la regina delle regine.
Correre per 42,195 metri nella Capitale d’Italia tra le meraviglie monumentali e storiche più ammirate del mondo non ha prezzo. Ed è per questo che a questa edizione si sono presentati più di 11.000 atleti provenienti da tutto il mondo, sotto l’arco di partenza, (11232 giunti al traguardo) salutati dal magnifico ed inebriante sorvolo delle nostre Frecce Tricolori che hanno dato una scarica supplementare di adrenalina ai runners.
Chi corre almeno una maratona da quel momento in poi si può fregiare dell’appellativo di “MARATONETA” e quando ne hai corsa una ti viene una gran voglia di provarne un’altra per cercare di migliorarti e dire a te stesso “non è stato un caso” ce l’ho fatta e ce la posso rifare.
Tutti conosciamo la difficoltà nella preparazione per una distanza un po’ fuori degli standard abituali. Richiede sacrificio, impegno, tempo libero, supporto familiare e devi sperare che quel giorno che ti presenti per la partenza tutti gli astri si siano allineati nel modo giusto. Basta un nonnulla per far saltare mesi di preparazione: la notte prima hai dormito male, un raffreddore nei giorni precedenti o un leggero mal di gola, quel doloretto al piede, quell’unghia tagliata male, la pioggia o il vento il giorno della gara, le scarpe allacciate male, il calzino che fa una piega, tutto può succedere.
La gara merita così tanto che c’è anche chi si accontenta anche solo di viverne l’atmosfera e dare un supporto all’organizzazione come hanno fatto i bravissimi Paola Bernardi e Stefano Romani che hanno fatto parte dello Staff.
Chi dei nostri ha deciso di riprovarci è stato Marco Lupo, alla sua seconda maratona, che è riuscito nell’intento chiudendola in 4h 04’ 54” migliorando la sua prima prestazione su questa distanza.
Questo il suo racconto:
Il percorso secondo me e’ migliorato rispetto al 2018 (quando feci la mia prima e finora unica maratona); non c’è più il tunnel fra via del Tritone e via Nazionale al 41esimo che era una fucilata nelle gambe, si percorre via della Conciliazione verso San Pietro che è spettacolare (l’altra volta non me la ricordavo).
Oggi grazie alle nuvole il clima era clemente.
Quando stamattina sono passate le Frecce Tricolore e’ stato molto bello, e ho pensato che per un podista amatore già presentarsi alla partenza di una maratona e’ un successo: vuol dire aver trovato il tempo dalla famiglia e dal lavoro per un minimo di allenamenti, aver tenuto lontani i soliti acciacchi, e averci anche la testa di andarsi a cacciare nei guai su una distanza davvero sfidante, quando, a pensarci, non ce n’è davvero bisogno, e le gare più brevi abbondano.
Perso in questi pensieri mi sono presentato in partenza un po’ attardato, il che non è stato forse male, perché la calca che mi ha impedito di fare le mie solite partenze a bomba!!
Essendo partito dietro nei primi km ho superato tanto persone, godendomi l’atmosfera, chiacchierando ora con un giapponese, ora con un etiope che correva a piedi nudi, e così via. Ho tenuto il ritmo previsto fra i 5/km e i 5’15’’/ km e mi sono accodato ai pacer delle 3h45’.
Sono quindi passato alla mezza maratona (dove nel 2018 c’era Canio ad aspettarci) in 1h50’.
Al 22 esimo km si arrivava sul lungotevere facendo praticamente la corsa di Miguel al contrario, e c’era anche la zona di cambio della staffetta (che fra parentesi sembra abbia avuto successo… unica cosa strana negli ultimi km ogni tanto vedevi uno brillante… ti meravigliavi, poi vedevi che aveva il pettorale rosso della staffetta). Al 25esimo e’ iniziata una prima crisi. Ho contato due volte fino a 100 per ogni km per distrarmi. Sapevo dalla precedente esperienza che la salita della moschea del 30esimo km e’ terribile: ma li’ ho incontrato due polacchi che correvano con una cassa e cantavano Baila Morena di Zucchero… la salita più temibile del percorso, che ero sicuro mi avrebbe costretto a camminare, l’ho fatta cantando e correndo. La provvidenziale iniezione di fiducia data dalla musica mi ha spinto bene fino al 33esimo, quando, tornato sul lungotevere, si è fatta di nuovo dura, alternando camminata e corsa, specie sul tratto un po’ monotono del lungotevere. L’ingresso nel centro storico al, credo, 37esimo, ha dato a me (e a tanti altri podisti ormai allo stremo) un’iniezione di fiducia, spingendoci su via del Corso, piazza del Popolo, piazza di Spagna. Ma la discesa di via del Tritone al 39esimo, che sembrava facile, e’ stata dura per le mie gambe, facendomi camminare di nuovo. Giunti al 40esimo si va con il cuore, le unghie ed i denti… e si supera di nuovo qualche runner. Ho incontrato anche Paolo, un simpatico runner che ha chiuso in 4h correndo con una maschera da gallo e un campanaccio. Lo avevo già conosciuto al decimo km, altrimenti se avessi visto un gallo correre al 42esimo avrei dubitato della mia sanità mentale, debilitata dalla fatica.
Il traguardo e’ un’emozione grande, ricevo la sudata medaglia. Il tempo non è quello che speravo, ma comunque con 4h 5’ un minuto al personale l’ho tolto, ed e’ una piccola grande soddisfazione.
attraversare i fori imperiali fino al deposito borse e arrivare fino alla metro al Circo Massimo e’ durissima, sembra un’altra maratona.
Eppure inizi questa via crucis supplementare pensando che sia stata l’ultima maratona e da ora in poi solo gare da 10 km, e quando arrivi alla metro, rivestito e reidratato, stai pensando che forse, ma solo forse, l’anno prossimo…
Bravo Marco ci hai fatto emozionare con il tuo racconto, è stato come correre al tuo fianco, senza però sentire la tua fatica…..
WE ARE RUNFOREVER
Canio Martinelli