• di Gianluigi Bianchini

    45^ 100 Km del Passatore

    27-28.05.2017

    45^ 100 Km del Passatore di Gianluigi Bianchini

    Correre questa gara è sempre un’emozione… Anche perché per me, che non sono un professionista, in realtà più che di una gara si tratta di un’esperienza, che anche quest’anno, per la terza volta, ha la capacità di regalare davvero tanto, nonostante tutte le energie che semplicemente ti toglie solo al pensiero. Credo che correre questi 100 km sia una promessa, che chi partecipa fa a sé stesso qualche mese prima, e che poi ad ogni costo proverà a mantenere fino alla fine. O altrimenti almeno io la vedo così. E senza ossessione di tempi, di medie, di passo, all’arrivo a Faenza la soddisfazione riesce a cancellare qualsiasi brutta esperienza vissuta lungo il percorso. Quest’anno è stato molto difficile riuscire a correre senza difficoltà, personalmente mi sono ritrovato a non avere al momento giusto la forma migliore, non mi sono preparato come avrei voluto per diversi motivi, ma non ho mai smesso di crederci, ad ogni costo non sarei mancato… e alle 15 di sabato 27 maggio ero al “via”. Sembra che il caldo ogni anno sia sempre peggiore di quello precedente ma, salire subito con Firenze alle spalle nelle verdi colline fiesolane e salutati da centinaia di persone, distoglie dall’affanno. Verso il tardo pomeriggio inizia la prima parte difficile del percorso ovvero quella che conduce fino alla punta più alta. In quel tratto la pazienza deve essere molta, per lasciare il più possibile stabili le riserve di energie, e nel momento in cui inizia a far buio raggiungere il km 48 da cui parte la  discesa è emozionante. Anche perché da lì in poi inizia la seconda parte difficile, quella in cui progressivamente verso il buio si è soli. Ma il fascino della notte e della sfida, di centinaia di appassionati tutti con lo stesso obiettivo, che si alternano prima correndo e poi camminando per recuperare un briciolo di forze, ognuno con la sua lampadina che lo rende un puntino luminoso nel buio, anche in quel caso distrae dalle fatiche. I km scorrono lenti, di cinque in cinque, così come i paesini  che si incontrano e le persone che ci incitano. Le forze vanno esaurendosi ma la voglia di arrivare aumenta sempre più. E presto la terza parte complicata della gara arriva a presentarti il conto: finisce la discesa più ripida e devi tornare ad attingere risorse dalle tue gambe per superare gli ultimi 30 km. Di solito quella distanza si copre con facilità in allenamento ma in quegli istanti sembra interminabile. E tutto finisce alle spalle nel momento in cui ti rendi conto di essere arrivato al km 85: una breve piccolissima sosta per un sorso di the caldo, anche qualche minuto di riposo su una sedia per lasciare in pace le povere piante dei piedi che dal 30° km danno fastidio, e quindi di nuovo in marcia verso Faenza carico di nuovo entusiasmo e spirito. Sì perché gli ultimi 15 km sono la parte del percorso che torno di nuovo a correre con lo slancio del pomeriggio, anzi anche più rapidamente, con stupore di quanti mi hanno sorpassato poco prima e che ora mi lascio alle spalle definitivamente per non far recuperare più (non che mi importi). L’obiettivo è sempre più vicino, il resto non conta più: spariscono i dolori, sparisce la fatica, sparisce il conto delle ore, sparisce il freddo… e spunta la rotatoria del Passatore di Faenza illuminata a giorno nella notte. E’ fatta, ormai siamo alla fine. Dopo tre partecipazioni il pensiero in quel punto rimane lo stesso: stai per finire 100 km, lo avresti mai detto? E l’emozione torna a farsi sentire. Ognuno che incontri ti incita dicendo che ormai è finita, che sei grande, che sei arrivato, che il traguardo è subito alla fine del viale (ma il viale è comunque lungo)… e mai tanto nelle ore precedenti quanto in quel momento quelle parole sanno di certezza! Il viale si apre nella piazza di Faenza, le luci si fanno più forti e in un attimo realizzi il tuo sogno. E’ finita. 12 ore e 54 minuti, un’ora e mezza oltre lo scorso anno. Non importa se ci ho impiegato più delle altre volte, importa solo aver mantenuto fede all’impegno preso, ma certamente l’impresa è riuscita anche grazie al supporto e alla pazienza di Emanuela e Roberto, che mi hanno accompagnato e assistito con non poca apprensione in certi momenti, e alle persone che ho portato con me nel mio cuore, che non hanno potuto esserci…

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