• Roma

    23^ Maratona di Roma

    02.04.2017

    La Maratona di Roma edizione 2017 ….

     

    Non importa se otteniamo dei risultati o meno, se facciamo bella figura o no, in fin dei conti l’essenziale, per la maggior parte di noi, è qualcosa che non si vede, ma si percepisce nel cuore.
    (Haruki Murakami)

     

    Il sogno del runner è la maratona, correrne una ti fa maratoneta per sempre. Si arriva fisicamente distrutti, gli allenamenti sono duri, i “lunghi”, i “lunghissimi”, l’uomo non è “fatto” per correre 42 km, ma l’uomo ha la determinazione e la volontà per superare i suoi limiti non solo fisici ma soprattutto mentali, ed eccoci di nuovo allineati alla partenza per una nuova sfida, undici maglie gialle della runforever (più due “blu”…) a Roma e altre due a Milano per la concomitante maratona.

    Ci siamo più o meno incontrati tutti lungo la strada, un cenno d’intesa, qualche metro affiancati e poi a testa bassa mettendo un piedi avanti all’altro e ancora un altro, concentrati a far rispondere il corpo e tenere la mente salda, per superare il “muro” ed arrivare a rivedere il Colosseo all’arrivo. La maratona di Roma non è mai di 42 k, tanti i cambi di direzione, tanti i corridori, bisogna mettere in conto sempre almeno 500 metri in più. Fare il tempo è difficile, ma migliorarsi ci si prova sempre. Arrivare al traguardo comunque sia, è sempre una vittoria.

    Doveva piovere, il cielo la mattina era ancora fortunatamente coperto, l’atmosfera festosa come sempre; circa 15 gradi, la condizione ideale per correre. L’organizzazione è migliorata il deposito bagagli fisso per gli uomini al Colosseo, mentre per le “ladies” altri camion proprio vicino all’arrivo, una vera cortesia che credo solo Roma ha avuto l’idea di concedere “alle runners”, tutti sappiamo che dopo la corsa fare solo pochi passi dopo l’arrivo e cambiarsi è una vera fortuna. Un lungo ingresso dalla stazione metro Circo Massimo verso le griglie del Colosseo, il colpo d’occhio è sempre da brivido. Tre onde pochi minuti di distanza l’una dalle altre, bande musicali ai bordi delle strade. Già poco dopo la partenza comincia a piovere, sembra una pioggerellina primaverile ma poco dopo si trasforma in un vero e proprio diluvio. Roma chiama la pioggia, esclusa la tregua dello scorso anno (forse perché c’era il Giubileo?), a Roma “si corre” sempre sotto la pioggia. Dopo la prima ora smette, la temperatura non si è abbassata, correre bagnati non è comodo, soprattutto perché bisogna stare attenti alle pozzanghere ed a non scivolare sui sampietrini (Roma offre ben 8 km di selciato Romano). C’è chi ti incita, chi osserva sorpreso il lungo e veloce corteo compatto di maglie colorate che corre sotto la pioggia battente. Quest’anno pochi a protestare per le interruzioni al traffico… la pioggia aiuta. La città oggi è soltanto di chi “la corre”. Noi corriamo e non ci rendiamo conto dello stupore di chi ci guarda, di chi è forse abituato solo a guardare il calcio in televisione o qualche evento nei palazzetti. Solo un evento come la maratona entra nelle strade, nelle case, un lungo e inafferrabile serpente nel cuore della città.

    Al 15k ti abbraccia il Colonnato di San Pietro, dal 35k in poi ti accoglie la Roma più bella che ti spinge quando le forze cominciano a mancare. Quest’anno per i più tenaci (che mi piace di più che “ i più lenti”) sopra le 4 ore, anche il “secondo” diluvio. Appena terminata la corsa è dura cambiare gli abiti bagnati, sotto la pioggia è senz’altro più “eroico”, ma con la medaglia al collo sembra sempre tutto più bello.

    La maratona è sempre una storia da raccontare, un pensiero fisso per dedicarla a qualcuno o a qualcosa a cui teniamo, sarà sempre indimenticabile per chi l’ha corsa per la prima volta. Eccellente la “prima” per Maurizio Barocci che la chiude in 3h27m41 partito dalla griglia più lontana. Il migliore runforever: Enrico Andreotti in 2h58m27, di nuovo sotto le tre ore, 279esimo assoluto, spinto dal tifo di Milena e Fabrizio, che facendoli la sorpresa di trovarsi a Piazza Venezia, hanno messo letteralmente le ali al loro angelo custode verso i Fori imperiali. Grandissimo il nostro Sadi che accompagnava un atleta diversamente abile, la chiude in 3h55. La maratona si corre sulle gambe, ma mettere gli occhi sul percorso anche a chi ti sta accanto non è da tutti, bisogna avere un cuore davvero grande. Grandissimi come sempre i diversamente abili, sotto l’acqua incitati da tutti. Con 3h37m28 ritorna sulla lunga distanza Billy D’Agostino, accompagnato e assistito dal 13k al 37k da Rocco Di Fede e Raffaele De Santis con le loro sgargianti maglie “blu runforever” edizione limitata. Sotto le 4 ore anche Franco Vartolo in 3h52m30, Marco Locicero che si migliora in 3h53m25, Giovanni Kiramarios con 3h53m24 che migliora il suo best di 4 minuti e di ben 13 minuti quello di Roma dello scorso anno (con il sole…), e Giovanni Fiore che vede il Colosseo dopo 3h55m05. Poco sopra le 4 ore Claudio Bucci in 4h05m18 ed Enrico Giustiniani in 4h14m08 e Fabio Giuli con 4h40m34. Ottime notizie da Milano con Gianluigi Bianchini sotto il Duomo in 3h26 e Gabriel Venturino in 4h45m06 realtime.

    Qualche dato assoluto per la 23esima edizione della Acea maratona di Roma, con 16mila runnner iscritti provenienti da 131 nazioni e oltre 13mila finisher. Nella gara maschile, ha tagliato per primo il traguardo l'etiope Shura Kitata Tola con il tempo di 02h07'30", davanti ai keniani Dominic Ruto (2h09'10") e Bejamin Bitok (2h09'16"). Nella corsa femminile si è imposta invece Rahma Tusa Chota (2h27"21), già vincitrice della scorsa edizione, che ha staccato di oltre quattro minuti le connazionali Mestawot Tadesse Shankutie (2h31'41") e Abeba Tekulu Gebremeskel (2h32'08"). A Roma Giorgio Calcaterra ha chiuso la sua duecentesima maratona in 2:33:07 (credo nel conteggio non siano calcolati ovviamente le sue ultramaratone). Nella prova di handbike si impone per la sesta volta, su sette partecipazioni vince Alex Zanardi, con il tempo di 1h10'06". Tanta gente ai bordi delle strade nonostante la pioggia, in fondo nemmeno troppe macchine intorno alla corsa nonostante che ci sia qualche cronista sedentario “meno poeta” (corriere della sera) che con una manifestazione così bella e prestigiosa per la città, punti più sui piccoli disagi dei cittadini piuttosto che sulla grande opportunità turistica ed economica che un grande evento come la maratona di Roma richiama.

     

    La maratona è un'arte marziale. Chi la corre compie una scelta estetica, non una sportiva. Lo sport non c'entra niente. Vorrei dire: Resistere alla più alta velocità possibile per una strada così lunga è la cosa più bella che una mente umana possa produrre. La mente non è il cervello, la mente è il sistema del corpo che pensa. La mente è la rete in cui il mio avampiede, il mio cuore, il mio glicogeno, i miei desideri, la mia memoria, tutto me stesso dialoga con tutto me stesso e con ciò che dall'esterno modifica o può modificare me stesso. (Mauro Covacich)

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